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Locarnese

La nascita di questo sodalizio risale al 1896 grazie ad un gruppo di volonterosi, con alla testa Giuseppe Magoria, albergatore di professione ed appassionato pescatore; due anni dopo, il 13 marzo 1898, ci fu il primo passo ufficiale, ovvero una riunione per nominare il comitato e per discutere gli statuti dell'«Associazione locarnese per la pesca», società peraltro già legalmente costituita nel febbraio dello stesso anno, con «lo scopo di proteggere e promuovere la piscicoltura naturale ed artificiale nelle acque del Lago Maggiore e suoi affluenti in territorio svizzero». La neo-costituita società svolse un ruolo importante nella ripresa dell'attività (a livello locale) di ripopolamento, dato che «nel 1897 appariva legata alla conduzione di stabilimenti privati, segnatamente l'incubatoio presso una vasta peschiera di pertinenza dei signori Rimoldi e Nessi a Locarno, dotato di 120'000 uova delle quali 50'000 da parte dello Stato tramite il Servizio forestale diretto dall'ispettore Merz, mentre gli ulteriori costi ricadevano esclusivamente a carico dei proprietari». In questo senso, il presidente Giuseppe Magoria fu sicuramente il primo iniziatore degli incubatoi per l'allevamento destinato al ripopolamento. Nel 1906 si giunse ad una sorta di fondazione ufficiale de La Locarnese, anche se sarebbe più esatto definirla una rifondazione; l'avvenimento coincise con l'assunzione diretta dell'attività di pescicoltura da parte della società, tanto è vero che nell'agosto di quello stesso anno il Municipio mise a disposizione presso l'edificio scolastico in via alla Motta spazi più consoni per l'incubatoio oltre a una capace vasca. Qui si rimase sino al 1920, allorché — sempre grazie al Municipio — l'attività venne spostata in un locale del Castello, per poi traslocare nuovamente nel 1924 presso il Macello pubblico. Mentre negli anni Venti e Trenta il club si adoperò per porre un freno al fenomeno del bracconaggio che provocava danni ingentissimi al patrimonio ittico (a causa dell'impiego di dinamite, calce, cloro, reti, ecc.), verso la fine degli anni Quaranta La Locarnese fu l'unica società (in ambito federativo) ad opporsi in modo risoluto alla decisione dello Stato di rilasciare la concessione all'Ofima per lo sfruttamento delle acque della Maggia. L'incubatoio sociale conobbe varie vicissitudini dal profilo logistico per stabilirsi definitivamente a Maggia nel 1968 e, a causa dello sfruttamento delle acque, dagli anni Sessanta in poi la società si ritrovò incessantemente alle prese con l'assillante problema dei deflussi minimi che permane tuttora in modo serio nonostante qualche lieve miglioramento. Nel 1969 La Locarnese inaugurò il suo primo volo con elicottero per la semina dei laghetti alpini. Né va dimenticato il significativo intervento durante le periodiche alluvioni, come quella devastante del 1978, oppure a causa degli spurghi del laghetto di Palagnedra con pesanti ricadute sulla Melezza e la Maggia. Fra i dirigenti della società segnaliamo Luciano Olinto Roggero di Minusio (per trent'anni, precisamente dal 1939 al 1969), ing. Giancarlo Merlini di Minusio (in carica dal 1969 al 2007) e Claudio Jelmoni di Brissago (dal 2008) tuttora in carica. Nel tardo autunno del 2022, sono in agenda i festeggiamenti per i 125 del sodalizio che ha indubbiamente il vento in poppa, considerando l'intensa e variegata attività (nonostante la pandemia) e la circostanza che si tratta della seconda società per numero di soci (434 affiliati rispetto ai 329 del 2019) e, anzi, è la prima per presenza di giovani (85). Il vulcanico Jelmoni, nell'assise del dicembre 2021 ad Ascona, è stato riconfermato in carica e idem è avvenuto per il comitato, costituito da Giancarlo Piffero, Franco Böhni, Luciano Petrozzi, Fabio Carenini, Pino De Bernardo e Piergiorgio Nessi (nuovo). Fra i suoi crucci, le difficoltà nell'istituzione di zone di protezione per reti sul lago Maggiore a maggior tutela degli interessi dei pescatori dilettanti. Molteplici i suoi campi d'azione: dalla posa di alberelli al corso di pesca e alla giornata di pesca in compagnia, mentre altre iniziative (festa dei pesciolini, gara di pesca, ecc.) sono state accantonate a causa del Covid-19, ma pieno successo è arriso nel 2021 alle lezioni per principianti e alla Giornata svizzera della pesca, senza trascurare le rinaturazioni con 400 alberelli natalizi sul fondo del lago tra il nuovo porto e l'imbarcadero di Locarno, come pure l'incontro conviviale per soci ad Audan.
Per lungo tempo la Società locarnese acquicoltura e pesca ha seminato un vasto territorio: l'intero bacino della Maggia con Lavizzara, Rovana e Bavona, i riali della sponda locarnese (da Gudo a Brissago), l'Onsernone, la Melezza e il Gambarogno; poi, con la nascita di altre associazioni, essa ha ridotto il suo comprensorio, rimanendo però inalterata la sua dedizione al patrimonio ittico grazie soprattutto all'incubatoio sociale di Maggia. I dati del 2021 su semine e stabilimento: 60'000 uova di iridea pervenute ad ottobre da Rodi, mentre a dicembre da Maccagno sono giunte 400'000 uova di lacustre e da Bignasco 150'000 uova di fario; a causa di una moria, da Rodi sono poi arrivati 30'000 avannotti di iridea, e 20'000 uova di lacustre sono state consegnate alla Onsernone e Melezza. Questa, in sintesi, la produzione: oltre 85'000 fario, 35'000 iridea e quasi 260'000 lacustri. Ma la mancanza di deflussi minimi e la presenza di uccelli ittiofagi compromettono notevolmente la riuscita delle semine; d'altra parte, nella bassa Vallemaggia sono evidenti il notevole calo del pescato e la quasi assenza di catture anche di pesci di piccole dimensioni, senza trascurare i problemi legati all'impossibilità di seminare lacustri nel contesto della ricerca di ottenere un ceppo di riproduttori autoctoni da poter allevare e poi spremere, «per cui permangono grosse incognite per il futuro». In riferimento ai laghi alpini, nel Naret sono state seminate iridea e fario 1+, ma messa da parte l'intenzione di posare reti per la cattura di predatori; per il lago Sambuco incombe il rischio di uno svuotamento totale in tempi relativamente brevi; nel lago Vogorno, dopo la vuotatura, si riparte seminando soltanto trote fario. Per gli altri laghi ci si augura che l'UCP cambi strategia, seminando meno pesci ma più grandi.


Presidente
Claudio JELMONI
piazza Municipio 4
6614 Brissago
091 793.40.42
079 337.35.18
elettro.jelmoni@bluewin.ch
http://lalocarnese.ch/index.php
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Ozonski [CC BY 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/3.0)], via Wikimedia Commons https://commons.wikimedia.org/wiki/File%3ALocarno_porto_-_panoramio.jpg
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