La società di pesca «La Leventinese» fu fondata nel 1915 (presidente onorario il dott. Arnoldo Bettelini), mentre il primo comitato fu diretto da Guido Torrani e i soci risultavano 35. In realtà, l'archivio è disponibile soltanto a partire dal 1937, in quanto la documentazione precedente è andata persa. Alla testa del sodalizio si sono avvicendati—a partire dagli anni Settanta—Orlando Ticozzi (1973-1978), Renato Rizzi (sino al 1986) e Antonio Gabusi sino al 24 novembre 2018, allorquando è stato eletto Enzo Gallizia di Faido, mentre Antonio Gabusi (scomparso nel marzo 2020) era diventato presidente onorario.
Il territorio giurisdizionale, negli anni Trenta, si estendeva dalle gole della Biaschina sino (in direzione nord) in cima alla valle Bedretto, riali laterali e laghetti compresi. Già nel 1936, ad esempio, furono accolte dal comitato, a titolo sperimentale, alcune bandite di pesca, considerando che a quel tempo «La Leventinese» era la sola società ad avere sul proprio comprensorio delle riserve, più precisamente: la Roggia di Quinto, la Piumogna Alta e la Tremola. Attorno al 1950, a seguito di problemi a livello sociale e gestionale, la società si spaccò in due blocchi: nordisti e sudisti si divisero il territorio e la «frontiera» venne fissata al Dazio del Piottino. A questo sodalizio di appassionati della lenza venne in seguito assegnato per via giudiziaria il comprensorio da sud del Piottino sino alla Biaschina, con successivi anni difficili che videro impegnati Federazione di pesca e Pretura nell'appianare la divergenze. Nel 1951 nacque l'idea di creare uno stabilimento di pescicoltura a Lavorgo, pur mantenendo le vasche esistenti a Faido. L'idea trovò concretizzazione il 20 aprile 1952, con l'inaugurazione del «vivaio». Sette anni più tardi, 24 pescatori di Giornico chiesero di poter far parte de «La Leventinese», domandando che il loro territorio di pesca—dalla Biaschina sino a Giornico (ponte FFS)‐fosse conglobato nel comprensorio della società di pesca prescelta. La Federazione ticinese di acquicoltura e pesca accolse questo postulato, dando al comprensorio de «La Leventinese» l'attuale giurisdizione, vale a dire dal Piottino sino al ponte ferroviario di Giornico. Nel 1962 venne allestito un progetto per nuove vasche in cemento, rivisto nel 1965 e poi approvato dalla FTAP. Nonostante gli sforzi profusi per migliorare le tecniche di allevamento, la situazione presentava tuttavia alcune carenze, per cui nel 1992 si decise di costruire a Lavorgo un nuovo, ampio stabilimento, che oggigiorno dà ampie soddisfazioni dal profilo dei ripopolamenti. In effetti, il sodalizio—che contava, a fine 2021, circa 120 affiliati—dimostra piena vitalità (nonostante i problemi posti dalla pandemia), come conferma l'attività di produzione e semine in quell'anno: difatti, l'allevamento è progredito e la produzione è risultata ottimale e di grande qualità, riuscendo così a soddisfare tutte le richieste dell'UCP, e ciò in virtù della dedizione e della capacità acquisite. La produzione è stata di 500'000 uova occhiate di trota fario, che hanno dato come risultato 274'000 avannotti ed estivali, distribuiti ad altre società di pesca. Questa alta resa (più del 50%) e l'elevato peso a 1'000 pezzi confermano e gratificano l'impegno profuso. Anche la spremitura delle trote iridea (in ossequio alle direttive UCP) ha dato risultati soddisfacenti, seppur limitati nel numero, considerando che da 55'000 uova occhiate (di cui 21'000 fornite alla Valmaggese) sono stati ottenuti 41'500 avannotti. L'attenzione è rivolta sia alla quantità che soprattutto alla qualità dei riproduttori, il che permette ad ogni autunno di effettuare semine ottimali sia nel fiume che nei riali nonché di fornire materiale ittico ad altri sodalizi di pesca. In verità, però, proprio il 2021 à stato caratterizzato da avversi fenomeni climatici, segnatamente una «pesante» alluvione agli inizi di luglio, allorquando il fiume ha stravolto il suo alveo e i riali hanno trasportato materiale boschivo sul fondovalle, danneggiando in tal modo l'incubatoio ed influendo negativamente pure sul materiale ittico, anche se il pronto intervento del comitato in corpore e di volontari ha impedito conseguenze ben più gravi.
In risposta alle vive preoccupazioni espresse da anni da «La Leventinese», è in fase realizzativa il progetto di rinaturazione del fiume Ticino sulla tratta da Lavorgo-centrale AET a Chiggiogna: un'opera importante e lungamente attesa, considerando che la zona golenale del fiume ne ha urgente bisogno e, in caso di eventi particolari, rappresenterebbe un serio pericolo per le vie di comunicazioni. Il costo dell'opera si aggira sui 2 milioni di franchi, quasi interamente finanziato dalla Confederazione. Questo significativo intervento è stato preceduto dalla pesca elettrica nella tratta di fiume interessata: orbene, con grande sorpresa si sono registrati frutti incoraggianti circa il numero e le dimensioni dei pesci rinvenuti, e ciò nonostante l'alluvione avesse colpito l'alveo del fiume Ticino, constatando fra altro la presenza dello scazzone (Cottus gobio).
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