L'idea di costituire un sodalizio fra i pescatori di Valle Maggia risale al 1951 e la fondazione è avvenuta il 27 maggio 1954 con un centinaio di aderenti e la nomina a presidente di Bruno Cossi. Successivamente, è stata la volta (dal 1958) di Giordano Tunzi, Attilio Beretta (dal 1963), Guido Donati (dal 1965), Plinio Martini (dal 1971), mentre Vittorio Fenini di Bignasco ha assunto le redini del club a partire dal 1978. Alla presidenza nel 2001 è arrivato Mauro Pitozzi, mentre dal 2009 è in carica Bruno Donati. Da segnalare che nel frattempo, a partire dal 1967, era stato inaugurato l'incubatoio cantonale a Bignasco (qualche anno dopo si registrò una produzione annua di circa 600'000 uova, in massima parte fornite da trote indigene) dato in gestione alla Valmaggese, con l'impegno diretto dei Fratelli Donati.
Innumerevoli i problemi che angustiano questo sodalizio sin dai primi anni di vita, segnatamente la mancanza d'acqua, le alluvioni, il continuo deposito di inerti e l'innalzamento del greto del fiume, con la conseguente scomparsa delle pozze profonde. Negli ultimi decenni si è aggiunta la presenza di aironi, cormorani e smerghi, predatori che decimano il novellame presente in fiumi e riali del vasto comprensorio assegnato alla società. D'altra parte, le condizioni climatiche degli ultimi anni hanno ostacolato non poco la gestione della pescicoltura. In particolare, le grosse buzze hanno determinato un enorme lavoro per quanto attiene l'approvvigionamento di acqua ai pesci: gli effetti delle piene sono assai evidenti in tutte le valli. Così, mentre nel 2020 le valli Rovana e quella di Bignasco erano state risparmiate da questi seri problemi meteorologici, nell'anno successivo tali regioni hanno subìto gravi danni e, anzi, in certe zone l'alveo del fiume risulta completamente cambiato. Pure la Lavizzara lamenta alluvioni.
Nell'intento di arginare i danni al patrimonio ittico, la locale società di pesca ha provveduto ad effettuare semine mirate, così da attenuare i disagi arrecati alla pescosità. Per quanto riguarda la produzione nel biennio 2020-2021, è stato possibile disporre di estivali e 1+ necessari. Le immissioni sono iniziate a marzo con le trotelle 1+, ad agosto sono stati ripopolati i riali con l'ausilio dell'elicottero, mentre ad ottobre sono stati ripopolati i corsi d'acqua principali. Inoltre, a luglio sono state effettuate le immissioni nei laghetti alpini su iniziativa dell'Ufficio cantonale caccia e pesca. E, ancora, a Robiei sono stati liberati 200, rispettivamente 250 chili di trote adulte nei due anni considerati nel biennio 2020-2021. Purtroppo, nei laghi Naret e Sambuco sono diminuite le catture, nonostante le forti immissioni di materiale ittico. Al Naret, peraltro, si è sempre in attesa della posa di reti per la cattura dei grossi predatori.
Positivo l'aumento degli affiliati alla Valmaggese: 10 in più nel 2020 e 21 nel 2021, per cui si ha un totale di 306 adesioni; parecchi i pescatori che prediligono la pesca nelle valli. Guardando al futuro, è in corso la ricerca sul DNA delle trote, anzi l'indagine è conclusa e alcuni risultati sono già stati trasmessi, mentre quanto prima dovrebbero essere fornite informazioni e spiegazioni sulle carte ittiche. L'UCP, d'altronde, sta monitorando le freghe naturali e per il 2022 si conta sulla collaborazione di società e pescatori nel proseguimento di quest'indagine, mentre nel 2023 si pensa di procedere alla sostituzione dei riproduttori. Appare inoltre necessaria la valutazione sull'approvvigionamento d'acqua nel fiume Bavona, considerando che il 13 luglio 2021 è stata registrata la più grossa buzza dopo quella del 1987, con la conseguenza che il trasporto di materiale è stato enorme, impedendo di fatto l'esercizio regolare dell'impianto di pescicoltura, considerando oltretutto che è da valutare la gerenza Donati in questo stabilimento ittico a Bignasco. Nell'assise del dicembre 2021 si è proceduto alle nomine, rinnovando il comitato uscente, che risulta così composto: Bruno Donati (presidente), Alessio Pezzali (vice presidente), Mauro Barzaghi, Alberto Cavalli, Samuele Dadò, Gianluigi Donati e Claudio Mondelli. Ci si interroga sempre più sul futuro della pesca tradizionale, considerando che alla luce di varie contingenze — mancanza d'acqua, condizioni meteorologiche, corsi d'acqua disastrati, DNA e nuove restrizioni nell'esercizio di questo piacevole passatempo — la pesca sta cambiando assai rispetto al passato.
Nei tempi più recenti, la parte più a meridione della Maggia risulta intasata da inerti, con la conseguenza che il pescato è sempre più scarso. Ma il problema n. 1, da illo tempore, è la discontinuità nel deflusso d'acqua, in presenza di tanta acqua d'estate e poca d'inverno a causa dello sfruttamento idroelettrico, con seri contraccolpi sulla fauna ittica e più in generale sulla vita stessa dei fiumi. D'altra parte, come confermato dall'indagine a carattere ittiologico lungo la tratta planiziale della Maggia effettuata nel 2015-2016 è stata effettuata un'indagine a carattere ittiologico lungo la tratta planiziale della Maggia, la temperatura dell'acqua è troppo elevata, per cui le trote riducono progressivamente la nutrizione a casa dello stress termico e a 25 gradi circa sopraggiunge la morte; inoltre, a Losone sia d'inverno che d'estate l'eterogeneità è molto ridotta, mentre in altre località lungo il fiume vi è un'elevata differenza tra temperature massime e minime, per cui il pesce può trovare più facilmente rifugio nei momenti critici; e, ancora, a Losone non vi è riproduzione, mentre a Bignasco e Maggia è stata rilevata un'attività riproduttiva; da ultimo, mentre a Visletto si ha un numero nettamente maggiore di pesci con vari scazzoni e barbi, nella tratta finale di Losone non è stata pescata neppure una trota. Tutto ciò ha indotto le competenti autorità a prolungare le indagini, per documentare in modo ancor più dettagliato e mirato la situazione della trota fario nel fiume Maggia. Il fatto più saliente e… drammatico rimane comunque la scarsità d'acqua lungo tutta l'asta del fiume Maggia: ovvero, la questione dei deflussi minimi. Il Gran Consiglio ha cercato di metterci una pezza, ma Ofima e Ofible hanno dichiarato… guerra a questi nuovi quantitativi da rilasciare e, nella primavera 2022, si è avuto il colpo di scena: il Consiglio di Stato ha infatti dovuto prendere atto della decisione del Tribunale cantonale amministrativo (9 marzo 2022) che ha dichiarato la nullità delle decisioni dello stesso Governo e fatte proprie dal Gran Consiglio il 20 febbraio 2019, con le quali era stato ordinato di rilasciare deflussi supplementari alle Officine idroelettriche di Blenio (Ofible) e della Maggia (Ofima), in applicazione dell'art. 80 cpv. 2 della Legge federale sulla protezione delle acque (LPAc), che stabilisce l'obbligo di risanare i deflussi minimi dei corsi d'acqua soggetti a prelievo. Di conseguenza, il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere momentaneamente la procedura di risanamento dei deflussi minimi. La questione, comunque, potrà essere ripresa e valutata anche alla luce dell'evoluzione del contesto normativo cantonale con l'approvazione della Legge cantonale sulla gestione delle acque (LGA) da parte del Gran Consiglio, il che dovrebbe consentire di consolidare le basi legali di applicazione del diritto federale. Dovranno altresì nuovamente essere ponderati i contrapposti interessi alla luce della mutata situazione relativa ai costi e alla reperibilità dell'energia elettrica da fonte rinnovabile. Campa cavallo!
Bruno | DONATI |
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